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Anche se non possiamo né dobbiamo ritenerci fuori pericolo, vedere la curva dei contagiati di Covid-19 che lentamente torna verso il basso ci restituisce un senso di sollievo forse prematuro, ma quanto mai desiderato.

Non dimenticheremo mai i numeri di questa pandemia, le morti soprattutto tra i nostri genitori e i nostri nonni, i medici, gli infermieri e i volontari distrutti da turni massacranti, la paura e lo stress di restare chiusi in casa, in quarantena forzata.

Eppure, oggi si affaccia con timidezza una speranza, accompagnata però anche da una consapevolezza.

La speranza è quella di tornare a guardare senza sospetto un amico, un parente, un vicino di casa, quella di uscire per qualche ora fuori casa senza portarsi appresso autocertificazioni, quella cioè di tornare, lentamente, a vivere.

La consapevolezza è legata ad un dato di fatto, ossia che nulla sarà più come prima. Perché la nostra presunta onnipotenza è stata umiliata da un tizio cinese che si è mangiato un pipistrello e non è detto che qualunque altro tizio, in qualunque altra parte del mondo, non possa di nuovo metterci in ginocchio, magari attraverso altri tipi di azioni irresponsabili. Perché abbiamo scoperto che nonostante tutto, siamo pur sempre umani, ospiti di un pianeta che conserva al suo interno segreti ancora imperscrutabili, legati alla vita ma soprattutto alla morte. Siamo dunque in balia della Natura, non matrigna come sosteneva Leopardi, ma entità neutra che semplicemente scatena le necessarie conseguenze rispetto alle nostre azioni.

Soltanto se ci rendiamo conto di tutto questo, forse possiamo definirci pronti alla “Fase 2” della lotta contro Covid-19.

Restare a casa, attivando modalità di Smart Working sempre più efficaci ed efficienti, ha ridotto l’inquinamento atmosferico e del suolo, ha fatto risparmiare alle famiglie che potevano beneficiare di questa tipologia di lavoro e alle aziende che rimborsavano le spese di viaggio centinaia di euro di carburante, ma anche centinaia di ore di stress in coda nel traffico.

L’efficienza e la produttività media sono spesso aumentate, così come il piacere del lavoratore di potersi comunque godere la vicinanza della propria famiglia, magari anche con semplici pause di alcuni minuti dedicate al gioco o ai compiti con i figli.

Anche i tempi delle riunioni, spesso maratone lunghe e inconcludenti dal vivo, si sono ottimizzati sulle varie piattaforme online, aumentando creatività e produttività.

L’esempio dello Smart Working è soltanto uno dei tanti che si possono fare analizzando questo periodo, ma basterebbe ad esempio pensare al tempo che si è potuto dedicare alla formazione personale e alla lettura in generale, alla riscoperta di abitudini familiari perdute, alla rivalutazione delle professioni ormai date quasi per scontate, come quelle legate all’igiene e alla salute pubblica e alla logistica. Insomma, la “Fase 1”, pur con il suo carico di dolore e lutto, non può essere semplicemente archiviata e dimenticata il più presto possibile.

La “Fase 2”, secondo noi, deve partire innanzitutto dal carico di esperienza ereditato dalla “Fase 1”, non significa affatto tornare come prima ma è necessario fare tesoro di quanto accaduto, dando il giusto valore a gesti ormai quasi dimenticati, come un caffè con i colleghi o gli amici ad esempio, ma non dimenticando i vantaggi che soluzioni come lo Smart Working hanno apportato alle aziende che ne hanno saputo sfruttare al meglio le caratteristiche.

Ci auguriamo di poter annunciare al più presto l’avvio effettivo della tanto agognata “Fase 2” della lotta contro il Covid-19, ma nell’attesa vi chiediamo e ci chiediamo: siete veramente pronti?